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13/10/2016 - Eventi, Notizie

Westworld e il robot Yul Brinner

Westworld e il robot Yul Brinner
Tempo di lettura Tempo di lettura: 1.5 minuti

Westworld è il nome di una nuova e fortunata serie televisiva statunitense ispirata al libro di Michael Crichton "Il Mondo dei Robot". Westworld è un parco divertimenti futuristico a tema western dove gli attori sono robot androidi. Gli androidi possono essere uccisi, e i visitatori possono usare il parco per sfogare la loro aggressività su robot. Che cosa ne dicono i robotici? E gli psicologi?

Come in Blade Runner, gli androidi di Westworld non sanno di essere androidi nè che i loro ricordi siano innesti di memoria. In Westworld i visitatori vivono e interpretano le scene dei loro film preferiti ( il famoso inseguimento della diligenza del film "Ombre Rosse", e così via) facendo parte della scena, e sono liberi di uccidere gli androidi. Questi, la sera si rimettono in sesto per il giorno dopo. Infatti, la sera la memoria degli androidi è cancellata e il giorno dopo i robot eseguono la loro sceneggiatura, il loro programma, cercando di eseguire le intenzioni del visitatore. C'è l'androide che fa la ragazza del West, quello che fa il bandito, lo sceriffo, e così via. Il prezzo del biglietto a Westworld è 40 mila dollari al giorno.

Cast stellare (l'attore umano Anthony Hopkins è il creatore del parco) e grandi finanziamenti.

Che ne dicono i robotici? Gli educatori, gli psicologi?

Gianmarco Veruggio, intervistato da La Gazzetta dello Sport del 5 ottobre 2016, afferma che: "I problemi morali posti dalla serie, come sfogare il desiderio di uccidere, sono gli stessi di chi gioca con un videogame "sparatutto". Arriveremo ad automi in grado di riconoscere le nostre emozioni e ad adeguarsi: ma il problema resterà sempre l'uomo dietro il robot". 

Uno dei robot è a forma di Yul Brinner, vestitito come nel film "I Magnifici Sette". Basterà la forma dell'androide a sostituire nei nostri ricordi l'attore in carne e ossa?

Che cosa ne dicono i filosofi e gli psicologi? Patrick Lin, direttore dell'Ethics and Emerging Sciences Group della California Polytechnic University, ed esperto di interazioni umao robot, conferma  il giudizio  di Veruggio sull'effetto videogiochi "sparatutto" ed esprime il timore che l'impiego di robot sessuali possa indebolire le barriere morali degli umani.  “Il timore - scrive Patrick Lin su Inverse - è che gli utenti di robot sessuali si abituino a imporre la loro volontà senza chiedere ed ottenere il consenso del partner. Uno scenario tipo Westworld  permette allo spettatore di scivolare verso l'accettazione della violenza, come fanno i film violenti o certi videogiochi. Nel caso dei robot sessuali, il pericolo è ancora maggiore, perché i robot sessuali coinvolgono passioni più viscerali e sensazioni immersive, per cui potrebbe  essere più difficile discernere tra reale e virtuale".

Inverse: https://www.inverse.com/article/21654-westworld-sex-robot-consent-rape-culture-science

 

La Gazzetta dello Sport su Westworld (5 ottobre 2016) (7.34 MB)

tags:

Roboetica, Scienza&Società